La percezione dell'Islam in Francia
Di chi stiamo parlando?
Quando si parla di “comunità musulmana” non bisogna pensare ad un gruppo omogeneo di persone, con lo stesso livello di credo e di pratiche. Questa comunità ingloba al suo interno persone di diverse origini etniche, un diverso rapporto con il luogo dove vivono ed un diverso rapporto con la religione: alcuni musulmani della Francia sono francesi, altri stranieri; alcuni sono immigrati, altri sono figli o nipoti di immigrati; altri ancora niente di tutto questo. Alcuni sono praticanti, altri non lo sono, o occasionalmente; alcuni appartengono alla classe media, altri alla classe operaia, etc. Quando si fanno analisi in generale sui musulmani francesi, ci si riferisce ai “potenziali musulmani”, alle persone di origine musulmana, cioè coloro i cui parenti sono considerati musulmani in ragione alla loro origine, e infine ai musulmani convertiti di origine europea. Questa etichetta quindi potrebbe anche riferirsi a persone che non si dichiarano esplicitamente musulmane, che potrebbero persino essere atee o di un’altra religione.
I musulmani francesi accumulano varie differenze: originari di un altro continente, appartenenti ad altri gruppi etnici diversi dalla maggior parte del paese, credenti in un’altra fede, l’opinione pubblica non li accetta sempre facilmente. Tuttavia, sondaggio dopo sondaggio, i Musulmani esprimono la loro fiducia in un futuro sempre più democratico in Francia e affermano il loro attaccamento alla laicità e alle istituzioni francesi. In cambio, nel lungo periodo e malgrado alcune fluttuazioni temporanee, i segnali di un’accettazione crescente dell’islam da parte dei francesi si sta affermando. |
Tre categorie di Musulmani
Viene in generale fatta una divisione di tre tipi di identità dei Musulmani di origine maghrebina, africana e turca in tre categorie secondo un’evoluzione storica, che incarnano diverse categorie di rivendicazioni e serie di associazioni o federazioni: la generazione dei “lavoratori immigrati” degli anni '70, i “Beurs” (magrebini nati in Francia da genitori immigrati) degli anni '80, attivi per problemi politici e sociali, e infine i “musulmani francesi” degli anni '90 e del 2000, con rivendicazioni culturali e religiose più affermate.
L’attivismo della prima generazione era soprattutto di natura laica, volto all’ottenimento di diritti sociali per gli immigrati. Era frutto dei movimenti sindacali e dell’organizzazione di lavoratori degli anni ‘70. Le associazioni erano organizzate per paese di origine e si attivavano essenzialmente per i diritti degli stranieri ( come i visti e le carte di soggiorno) e talvolta per problemi di diritti politici e cittadini. La seconda generazione è attiva principalmente nelle lotte contro il razzismo e le discriminazioni. Era legata al SOS Racisme, nel 1983 abbiamo infatti la famosa Marche de Beurs per l’uguaglianza e contro il razzismo. L'accento era posto sulla cittadinanza e l’integrazione nella società francese. Infine l’ultima ondata di attivismo si è costruita attorno a temi più religiosi e comunitari. È il periodo in cui lo stato cerca dei rappresentanti ufficiali dell’Islam francese. Il risultato dell’attivismo di questa terza generazione fu la creazione Consiglio francese del culto musulmano (CFCM). |
Com'è percepito l'Islam?
L'Islam è un concetto spesso mal definito. “Non abbiamo a che fare con “l’Islam”, categoria astratta manipolata da coloro che la difendono e da coloro che la denigrano. Abbiamo a che fare con uomini e donne concreti, i musulmani, che formano non una comunità, bensì una popolazione diversa che muta lentamente ma in maniera certa da uno status di immigrati verso una cittadinanza ancora spesso percepita come virtuale”. Per molti la questione è di sapere se la società francese si “islamizza” o se i musulmani si “francesizzano”, che implicherebbe tra l’altro una spiegazione di che cosa sia la “francesizzazione” di un paese che è sempre stato profondamente diviso su tutti i piani, da quello culturale, a quello politico, ideologico, religioso e filosofico. Se il dibattito sul futuro dei musulmani europei è spesso mal introdotto, è perché non solo viene omessa una parte della questione (cioè l’identità francese, europea o occidentale) ma anche perché si struttura attorno ad una serie di blocchi concettuali applicati all’islam: islam e immigrazione, islam e crisi dei sobborghi, islam e “scontro delle civiltà”, senza tenere conto dei musulmani come individui concreti.
Certamente in tutta l’Europa occidentale l’Islam si è stabilito dopo un’immigrazione massiva di forza lavoro, coinvolgendo popolazioni soprattutto musulmane (Nordafrica, Turchia, Asia del Sud), effettuata in un breve periodo (1960-1990). Ma in Francia, e in tutta Europa, anche se non tutti i musulmani sono frutto dell’immigrazione e anche se molti immigrati sono ben lontani dall’essere musulmani, è chiaro che sia nell’opinione pubblica che nella politica c’è un’identificazione costante tra Islam e immigrazione, la quale continua a ricadere ingiustamente sulle generazioni future di questa immigrazione. |
Il rapporto dei giovani musulmani francesi con la religione
Vari sono stati gli studi sui giovani musulmani francesi di terza generazione e vari sono anche i risultati. Per molti musulmani in Francia la religione non è la principale preoccupazione e costituisce solo uno dei tanti altri elementi della loro identità. Tuttavia si è notato che è proprio nella terza generazione che le rivendicazioni di tipo religioso sono più significative rispetto alle generazioni precedenti. Quel che si percepisce nell’evoluzione delle generazioni è una vera e propria “reislamizzazione”, ossia l’affermazione crescente di una coscienza e di un’identità religiosa per i musulmani francesi. Nello studio Français comme les autres di Brouard e Tiberj, fatto nel 2005 sui francesi con origine migratoria magrebini, africani e turchi, in cui si analizzano i comportamenti politici, il legame con la religione e il sistema di valori di un campione di 1003 persone, si nota un interesse crescente per la religione. Questa tendenza risulta significativa se si paragona agli anni ‘90: nel 1992, il 30% delle persone interrogate tra i 20 e i 29 anni con genitori algerini affermava di essere senza religione, una cifra raddoppiata nel caso di figli di genitori misti franco-algerini. Nel 2005, 13 anni dopo, la fascia di età dai 33 ai 42 anni affermava di essere senza religione solo al 15%, i ragazzi dai 20 ai 30 anni invece lo dichiaravano solo al 10%, includendo i figli di coppie miste. Secondo questa indagine, inoltre, queste popolazioni sembrano essere politicamente più a sinistra del resto dei francesi (il 76% dichiara di favorire il partito di sinistra) indipendentemente dalla loro situazione sociale. Dimostrano di essere molto determinati a lavorare duro per ottenere il successo materiale, seguendo una “cultura del successo”. Infine, l’analisi mostra che la cittadinanza espressa da questi “nuovi francesi” non si limita ad un’alternativa tra identità nazionale ed identità culturale. Le varie appartenenze si legano tra esse, si incastrano e si rispondono a vicenda. Sembra che le identità nazionali e religiose più che escludersi, si situino su dimensioni diverse. Negli ultimi anni vari sondaggi mettono in luce questa nuova tendenza: i giovani che si dichiarano musulmani mettono più spesso in anteprima la loro identità religiosa rispetto ai musulmani più anziani. Questa identificazione con il fattore religioso emerge nei risultati del sondaggio del 2005/2006 sopraccitato: 34% dei Musulmani francesi interrogati affermano di sentirsi musulmani prima di sentirsi francesi, contro il 21% che risponde all'opposto. Il 33% ha risposto che metterebbe queste due identità sullo stesso piano e il 5% ha risposto che si considera solamente musulmano. Fino agli anni ‘90, l’identità musulmana non era rivendicata in quanto tale e sarebbe persino sembrato strano ai giovani di origine magrebina di appellarsi all’islam sebbene siano stati educati, nella maggior parte, in un islam tradizionale. A partire dall’inizio del millennio, una “coscienza musulmana” per le giovani generazioni emerge con forza. La focalizzazione del dibattito pubblico sull’islam e lo sguardo della cultura nazionale dominante che tende a categorizzare hanno cristallizzato uno spirito di co-appartenenza islamica. Pertanto, si potrebbe persino avere a che fare con un “islam di pubblicità” piuttosto che un vero e proprio ripiegamento religioso o reislamizzazione, non essendo questa rivendicazione di appartenenza per forza accompagnata da un’esperienza concreta. La linea tra un islam rivendicato per appartenenza e un islam rivendicato come credenza è sfumata. |
Un altro studio importante, più recente e meglio compiuto sulla percezione dell’Islam è svolto dall’Institut Montaigne, Un Islam Français est possible (“Un Islam Francese è possibile”), un'indagine fatta su un campione di ben 15 000 persone, di cui 1029 che si dichiarano di confessione musulmana.
Emerge da questo studio che, nonostante il 60% di coloro che si dichiarano musulmani hanno un rapporto scarso o inesistente con i luoghi di culto, tuttavia la religiosità è fortemente presente nella loro vita individuale. Si nota uno sviluppo di una religiosità importante ma relativamente indipendente dalle istituzioni, i luoghi di culto e le strutture musulmane, aspirando comunque a un riconoscimento delle pratiche religiose. L'analisi permette di identificare tre livelli di rapporto che I musulmani intrattengono con la religione:
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